Chi conosce l’Emilia e Romagna, non può che apprezzare le grandi risorse agroalimentari di questa regione e le sue radicate tradizioni eno-gastronomiche. Terra dei sapori è l’appellativo con cui viene identificato il territorio e questo grazie alla spiccata vocazione per la produzione di assolute eccellenze, sintesi perfetta tra tradizioni e innovazione tecnologica, un equilibrio stabile che permette di tutelare la qualità e le proprietà organolettiche di tutti i prodotti.
Scorrere la lista delle eccellenze che possono vantare i riconoscimenti di qualità DOP (17), IGP (19) e PAT (218) dell’Emilia e Romagna, è come aprire la porta di una dispensa dove su scaffali ordinati e ben divisi, fanno bella mostra di se prodotti eccezionali, frutto di un elaborato percorso il cui punto di arrivo è uno solo: la qualità. In Emilia e Romagna mai niente è lasciato al caso, tutto è rigidamente codificato, controllato e migliorato a difesa di prodotti di qualità fortemente legati al territorio, alla sua storia ed alla cultura. Un paniere molto vasto e variegato grazie alla conformazione geografica di questa regione che, alternando vaste pianure e colline lussureggianti ai monti della dorsale appenninica, consente sia la coltivazione di fruttiferi e ortaggi, che l’allevamento di bestiame. Materie prime di grande pregio che vengono consegnati in mani altrettanto sapienti che avviano processi di trasformazione, anch’essi strettamente legati alla tradizione, per creare quella ricca offerta di eccellenze, conosciute e apprezzate in tutto il mondo, veri e propri ambasciatori del made in Italy. Non è quindi casuale che, nonostante le avversità naturali e la contemporanea crisi economico-finanziaria, il comparto agroalimentare dell’Emilia Romagna, in termini di produzione, fatturato ed esportazione, abbia fatto registrare numeri importanti. I quasi cinquemila milioni di euro di export della regione Emilia Romagna, sono dati che fanno riflettere e dovrebbero richiamare maggiori attenzioni da parte delle istituzioni governative nazionali che non sanno, o non vogliono sapere, di avere tra le mani un giacimento immenso che attraversa in largo e lungo tutto lo stivale, solo in minima parte sfruttato.
Il made in Italy piace, talmente tanto, da aver generato l’”italian sounding”, una subdola forma di agro-pirateria che penalizza pesantemente l’autentica produzione italiana, soprattutto quella emiliano-romagnola, immettendo sul mercato prodotti tarocchi che ingannano i consumatori mondiali ricorrendo a nomi, forma e colori che evocano quelli autentici. Rimanendo all’Emilia e Romagna, secondo Coldiretti, l’export potrebbe triplicare se tutti i prodotti falsi provenissero realmente dalla regione, ma soprattutto si eviterebbero i danni di immagine che questi falsi, nemmeno d’autore, provocano. In questa battaglia la Regione Emilia e Romagna sta combattendo la sua battaglia a fianco dei produttori, finanziando iniziative informative nei confronti dei consumatori e degli operatori economici sulle peculiarità nutrizionali, qualitative e organolettiche dei prodotti di qualità. La battaglia è solo all’inizio, ma la storia di questa terra insegna che con passione e concretezza nessun obiettivo è precluso. Un “parmesan”, un “parmesao” o un “regianito”, sono solo pessimi prodotti che non possono nemmeno pensare di competere con la storia e la tradizione del Parmigiano Reggiano DOP, tanto per fare un nome su tutti.
Nicola Natili
Caro Natili, hai toccato un argomento, quello dell’agropirateria, che sta penalizzando fortemente l’economia italiana. La cosa che più fa arrabbiare è che, come hai opportunamente evidenziato, nessuno a livello politico si muove per proteggere il nostro patrimonio agroalimentare. L’Italia è un paese straordinario governato da persone straordinariamente inefficienti. Meno male che esistono persone come te e tanti altri che tengono viva l’attenzione su queste problematiche. Buon lavoro, ne abbiamo bisogno.
La definizione di paese straordinario governato da persone straordinariamente inefficienti è un quadro fedele dell’attuale situazione politica dell’Italia. Abbiamo un patrimonio che tutti ci invidiano, ma facciamo poco o niente per difenderlo e farlo conoscere. Credo, però, che molte responsabilità siano da attribuire al Parlamento Europeo che non sembra molto sensibile ai vari problemi del settore. Se qualcosa viene deciso lo si deve solo al lavoro delle Commissioni, ma è sempre troppo poco. Sono comunque fiducioso perché chi ama i buoni sapori e i prodotti genuini non può preferire il Regianito o il Parmesao all’inimitabile Parmigiano Reggiano. Grazie per la tua attenzione.