Storia della Pizza: sule a Napule ‘a sanne fa’

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Storia della pizza napoletana

La pizza napoletana è un alimento tipico e tradizionale che non conosce confini e se mai si decidesse di identificare un piatto apprezzato e noto in tutto il mondo, il titolo sarebbe assegnato, senza alcuna competizione, a questo splendido prodotto frutto della fantasia e dell’ingegno culinario partenopeo.

In tutto il mondo si fanno pizze partendo, più o meno fedelmente, dagli ingredienti di base ben conosciuti,  quello che cambia e che allontana ancora di più il prodotto finale dalla classica pizza napoletana è il condimento, le varianti applicate per integrare al massimo i gusti e la tradizione gastronomica del luogo. Ci è capitato di mangiare una pizza negli USA, in Messico o in Canada e vi garantiamo, ma è facilmente intuibile, che non aveva niente a che vedere con quella che viene preparata a Napoli. Hanno ragione i napoletani, non è sciovinismo quando affermano: ‘a pizza, sule a Napule ‘a sanne fa’. Provare per credere.

La storia della pizza, come tanti altri prodotti tipici di questa terra, è affascinante e contribuisce ad esaltare ancora di più questo piatto semplice che richiede, però, una serie di piccole attenzioni che se trascurate potrebbero compromettere il risultato finale.

Tralasciando tutti gli antenati della pizza, di cui si trova ampia documentazione storica, fu l’introduzione del pomodoro sul territorio napoletano a far scattare l’idea di aggiungerlo su quella schiacciata cotta nel forno a legna con un po’ d’olio, di aglio e sale, al più con qualche fettina di caciocavallo. Eravamo nel 1600 e furono gli spagnoli, che allora governavano a Napoli, ad introdurre questo prezioso ortaggio che avrebbe assunto un ruolo insostituibile nella gastronomia partenopea. Storia della pizza

Il primo passo verso la pizza che tutti conosciamo era stato compiuto e fino alla fine del’800, grazie alla semplicità di preparazione e la facilità di reperimento degli ingredienti, diventò il cibo più consumato dal popolo napoletano.

Insieme al pomodoro si iniziò ad utilizzare i formaggi, la mozzarella, le alici e l’origano dando così vita alle prime varietà di pizza che incontrarono immediatamente un crescente interesse da parte dei napoletani.  Ormai a Napoli tutti parlavano della pizza, ma al difuori del territorio il gustoso alimento era poco conosciuto. L’occasione per varcare i confini territoriali arrivò il 10 giugno 1889, con la visita a Napoli del Re Umberto I e della consorte Margherita. La regina, che aveva sentito parlare della pizza,  chiese di assaggiarla e il compito di affrontare il giudizio regale toccò a Raffaele Esposito con forno in Salita di Sant’Anna di Palazzo, a pochi passi dal Palazzo Reale. L’Esposito presentò tre pizze e la Regina Margherita scelse quella che riprendeva i colori della bandiera, grazie alla presenza del pomodoro, della mozzarella e del basilico. Quando al pizzaiolo fu chiesto il nome di quella pizza che tanto era piaciuta, la risposta fu immediata: ”Pizza Margherita, in onore di sua maestà”. La fama della pizza si diffuse rapidamente in tutto il paese varcando ben presto anche i confini nazionali grazie al forte movimento emigratorio di quegli anni. Oggi, in tutto il mondo, la pizza napoletana è considerata l’ambasciatore più accreditato della gastronomia italiana ed è facile imbattersi in una pizzeria anche nei posti più sperduti, ma se vogliamo gustare la vera pizza napoletana, non abbiamo alternative, dobbiamo recarci a Napoli perché la vera pizza napoletana, sule a Napule ‘a sanne fa’.

Nicola Natili

 

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