Il Brusco, la Verdea e l’Aleatico. Non è il titolo di un film di Sergio Leone, ma tre superbi vini senesi, ormai dimenticati che, fino a qualche decennio fa, erano prodotti nel nostro territorio.
Il Brusco e la Verdea erano vini che accompagnavano il pasto quotidiano, l’Aleatico, veniva servito nelle grandi occasioni abbinato a quei maestosi dolci casarecci che le massaie del tempo sapevano preparare con maestria. La zona di produzione era il Chianti e la cosa interessante, anche se può sembrare assurda visto che si parla della zona di produzione del Chianti Classico, è che in quegli anni, in molte famiglie, si pasteggiava prevalentemente con vini bianchi, come sono appunto il Brusco e la Verdea. Ormai sono solo un lontano ricordo, ma per chi, come me, ha avuto la fortuna di gustarli, quei sapori e quei profumi sono ancora ben vivi.
Il Brusco
È un vino bianco ottenuto da uva Malvasia (70%) e uva Trebbiano (30%), vendemmiate con qualche giorno di anticipo per evitare problemi di marciume nel giorni in cui venivano appesi i grappoli per fare perdere un po’ di acqua agli acini. L’uva appassita si pressava e il mosto, senza bucce, veniva fatto fermentare nelle botti. A febbraio il primo travaso, ad aprile il secondo. Il Brusco era un vino di circa 12°, di colore giallo carico, odore fruttato e sapore asciutto, da bere giovane e che ben si accompagnava con i fritti misti e gli arrosti.
La Verdea
La Verdea è un altro vino bianco ottenuto da uva Malvasia (85%), Trebbiano e San Colombano per l’altro 15%. Le uve mature venivano torchiate e il mosto ottenuto veniva filtrato con i cosiddetti mollettoni, filtri di lana e carbone attivo. Dopo la filtrazione veniva versato nelle damigiane e lasciato maturare in ambienti molto freschi, travasandolo ogni 20 giorni per evitare l’innesco della reazione di fermentazione. La Verdea era un vino di bassa gradazione leggermente frizzante, di colore giallo tendente al verdino, odore fruttato, dal sapore leggermente abboccato. Vari e variegati gli usi: veniva bevuto in compagnia nelle aie o nelle osterie, come dissetante durante qualche serata di ballo e persino in chiesa dove veniva utilizzato nel rito della Santa Messa.
L’Aleatico
Questo vino veniva utilizzato a fine pasto, in abbinamento con dolci e dessert tipici della gastronomia chiantigiana e senese. Veniva ottenuto da uva Aleatico (85%) e uva Canaiolo (15%). Originale il sistema di lavorazione. Le uve rimanevano sulla vite fino a fine ottobre e poi, una volta vendemmiate, lasciate appassire sui cannicci fino al giorno di San Nicola, il 6 dicembre. L’uva appassita veniva torchiata e il mosto ottenuto versato nelle damigiane. Molta attenzione era necessaria da questo punto in poi. Il mosto doveva essere travasato dopo quindici giorni, ripetendo l’operazione dopo un mese e dopo sei mesi. A questo punto veniva imbottigliato e conservato per le grandi occasioni. L’Aleatico era un vino dalla gradazioni di circa 15°, dal colore ciliegino, con odore che ricorda l’amarena, leggermente liquoroso e sapore dolce. Nel Chianti si diceva che la sua “morte” era con i dolci al cioccolato.
l’articolo è sufficientemente esaustivo e, per quel poco che ne sò, lo condivido. l’ho cercato dopo aver letto come e quando è nato il Brusco dei Barbi.
Buonasera, la ringrazio per il commento. Tornerò sull’argomento tra poco dopo aver visitato un anziano coltivatore che ancora lo produce.
Grazie per l’attenzione
Non ricordo il Brusco ma la Verdea mi rinfresca molti ricordi di gioventù.
Dopo il 1950 non sono più riuscito a trovarla. Se ha qualche indicazione dove andare a cercarla sarebbe un grande regalo.
La ringrazio in anticipo.
Cordialità
Buona sera, purtroppo non le posso essere di aiuto, fino a qualche anno fa mi rifornivo da un coltivatore del Chianti, ma con la sua scomparsa non sono riuscito più ad averla. Ed è un vero peccato!
Grazie per l’attenzione
Buonasera. La Verdea la compro dall’azienda agricola gruppo vignaioli ss viticoltori in San Colombano al Lambro
Ciao Matteo, scusa l’enorme ritardo con cui ti rispondo, dovuto a cause di forza maggiore. E’ vero, San Colombano è la zona della Verdea, anche perché viene ottenuta da uva San Colombano. Quella che veniva preparata nel Chianti, ormai del tutto scomparsa, era simile ma non proprio uguale, anche se non conosco i motivi veri. Grazie per la preziosa segnalazione e per il tempo che mi hai dedicato, un caro saluto, Nicola Natili
Mio padre aveva una fiaschetta nel centro di Firenze e nel pomeriggio alcuni clienti si fermavano a giocare acarte e facevano la partita a briscola e ventuno ed a ogni partita bevevano la verdura. Erano gli anni 50/55 e se sapessi se qualcuno la produce ancora la comprerei.
Ciao Giordano, in Toscana non sono riuscito a trovarla e ti assicuro che l’ho cercata a lungo. Grazie per l’attenzione.