I dolci di Pasqua nella tradizione senese
La festa simbolo della primavera è sicuramente la Pasqua, una ricorrenza religiosa molto sentita in tutta la Toscana che, come sempre succede, è festeggiata laicamente con un grande banchetto e con tanti dolci, molti dei quali ormai quasi dimenticati. Dal Medioevo e fino ad un secolo fa, in molte famiglie la Quaresima era osservata rigidamente e per tutti i quaranta giorni erano esclusi dai pasti, carni e derivati. Neanche le uova erano permesse o meglio si poteva mangiare la chiara ma non il tuorlo, troppo ricco di grassi. Nelle famiglie contadine che allevavano galline, le uova si accumulavano per tutto il periodo ed è per questo motivo che per preparare i dolci pasquali erano utilizzate molte uova.
Avvicinandosi al giorno della Pasqua, il primo dolce che appariva sulle tavole, era il Pandiramerino, a base di pasta del pane, olio extravergine di oliva, uvetta secca e ramerino. La tradizione voleva che questo semplice dolce venisse preparato il Giovedì Santo e prima di essere consumato fosse benedetto. Molto noto in provincia di Firenze, nel nostro territorio era conosciuto soprattutto nella zona del Chianti.
Insieme questo gustoso panetto, spesso facevano bella mostra di se i Quaresimali, dei biscotti scuri che avevano la forma delle lettere dell’alfabeto e questo, rimanendo all’interno della tradizione, per ricordare il verbo del Vangelo. Dubbia è l’origine, ma di certo anche questi biscotti sono di origine fiorentina che poi si è diffusa nelle zone limitrofe. Gli ingredienti sono semplici e di facile reperimento: Farina, zucchero, cacao, chiare d’uovo e scorza d’arancio candita.
Con l’arrivo della Pasqua ogni restrizione cadeva e il dolce per eccellenza a Siena e in tutta la Toscana è ancora oggi la Schiacciata o Ciaccia di Pasqua.
La sua antichissima origine è strettamente legata al mondo contadino e il termine deriva, probabilmente, dal grande numero di uova utilizzate, “schiacciate”, per la sua preparazione. In alcuni paesi del vasto territorio della provincia di Siena c’è ancora la tradizione di arricchire la superificie della schiacciata con delle linee che partendo dal centro vanno a comporre il Sole Raggiante di San Bernardino. La Schiacciata viene consumaa accompagnandola ad un bel bicchiere di Vin Santo o anche con il salame e vino Chianti. Gli ingredienti per una tradizionale Schiacciata di Pasqua sono farina, zucchero, uova, strutto, succo e buccia grattugiata d’rarancia, limone, semi di anice, lievito.
Con una parte dell’impasto si preparavano, poi, i Corolli, delle ciambelle cotte in forno vera e propria gioia di tutti i bambini. I più piccoli di casa consumavano il corollo lanciandosi in un divertentissimo gioco; il corollo veniva legato al collo con un filo di lana grossa e si doveva dimostrare la propria abilità riuscendo a mangiarlo senza farlo cadere in terra.
Ultimo dolce tradizionale della festività pasquali che vogliamo ricordare sono le Ciambelline di Pasqua o Ciambelle degli sposi.
Queste ciambelle buonissime fanno parte della tradizione della Valdichiana senese e aretina e, ancora oggi Rigomagno, incantevole paesino vicino a Sinalunga, festeggia questo superbo prodotto con una sagra annuale. Il Ciambellino di Pasqua ha un diamtro di circa 20 cm e anche in questo caso c’è un forte richiamo al momento religioso rappresentando la corona di spine che cinse la testa di Gesù. Il cIambellino viene consumato a fine pasto con del buon vin santo o a colazione zuppato nel latte. Non esiste una ricetta unica, anzi, all’interno della stessa comunità si registrano molte varianti, ma gli ingredienti sono più o meno i seguenti: Uova, farina, zucchero, vaniglia, lievito, burro, limone, arancio, semi di anice, olio extravergine d’oliva e un bicchiere di maraschino o rhum.
grazie di questo sito ,così potrò sbizzarirmi con le ricette dei miei luoghi preferiti. Sara
Grazia a te Sara, mi fa piacere il tuo apprezzamento
ritrovo qui i dolci della mia infanzia di montepescalese. Montepescali era un castello senese, il penultimo a cedere ai Medici, prima di Montalcino. Siena era la nostra ” grande città” (Grosseto? Pfui! ) e non ho mai smesso di sentirmi senese Ricordo le lucide schiacciate di Pasqua e il loro forte sapore d’anice, I corolli, il “salame” di zia Renata e il ciambellone dorato di mamma. Eh. meraviglie!n E bravo Nicola, ben trovato! ( la confidenza origina dai miei 77 anni…)
Caro Paolo, quando leggo interventi come il tuo mi rendo conto che il tempo che dedico a questa mia ricerca delle ricette del passato è tempo ben speso. Mi fa piacere leggere quanto hai scritto e grazie per l’attenzione che mi hai dedicato. Un caro saluto
Ehm, Paolo Pasquini….
Ciao Nicola…..una domanda: mi hanno fatto assaggiare i biscotti al vino, secondo te è una ricetta almeno toscana?….Li ho trovati in GialloZafferano ma se tu avessi qualcosa di tramandato tuo…….
ciao
Ciao Cinzia, scusa il ritardo con cui ti rispondo. I biscotti al vino fanno parte della tradizione maremmana anche se la loro diffusione maggiore è nel Lazio.
Ciao